Nei Sutra, Patanjaly ci parla di “yoga citta vritti nirodha”, lo yoga calma il rumore continuo della mente. La nostra testa, infatti, macina in continuazione pensieri che si collocano nel passato o nel futuro, raramente siamo nel momento presente. Spesso i nostri pensieri sono giudicanti verso noi stessi e gli altri, vivono nel ricordo o pianificano il futuro.
Ma in che modo si può raggiungere questo stato di calma mentale secondo il filosofo Patanjali?
Attraverso due azioni: una pratica costante (abhyasa) ma con distacco (vairagya). Ritroviamo anche qui l’equilibrio dello yoga.
Quello del distacco è un tema di difficile comprensione per noi occidentali in quanto spesso il distacco viene confuso con l’indifferenza, tende ad essere interpretato come incuria, disinteresse o freddezza.
Il distacco di cui parla Patanjali si riferisce invece alla NON identificazione, a lasciare uno spazio tra noi e ciò che facciamo, pensiamo o proviamo.
Nel caso dello yoga, inteso come asana e meditazione, il distacco ci permette di viverlo pienamente attraverso la pratica costante ma di non esserne assorbiti completamente. Non dobbiamo identificarci con niente. Noi non siamo le nostre emozioni, non siamo le nostre paure, le nostre preoccupazioni, non siamo gli schemi che ci costruiamo intorno, i cliché che ci identificano in un ruolo.
Bisogna scardinare gli schemi mentali ai quali siamo abituati e, con essi, anche il nostro ego che è la causa di tutte le nostre sofferenze. Se impariamo a fermarci prima di prendere una decisione, senza seguire i soliti schemi mentali, sperimentiamo la possibilità di agire e non di essere agiti e quindi sperimentiamo la libertà. Se ci concediamo questo distacco, sarà più semplice prendere la decisione più saggia.
Dobbiamo anche mantenere tra noi e gli altri il nostro spazio energetico nel quale nessuno può entrare. Non vi è mai capitato di incontrare persone sempre negative? In questo caso anche il concetto di distacco fisico è salutare per il nostro benessere se non abbiamo una buona schermatura energetica per poterle gestire.
Lo so’, spesso non è facile praticare il distacco ma, vivere in maniera yogica, richiede disciplina, impegno e fiducia. Bisogna iniziare a sperimentarlo per farlo piano piano entrare nel nostro modo di vivere. Praticare il distacco ci rende forti, non in balia delle nostre emozioni. Ci aiuta a vedere i problemi con maggiore distacco e chiarezza e di conseguenza le nostre decisioni e scelte risultano essere più sagge.
Non bisogna dimenticare che nella filosofia yogica, noi siamo molto di più del nostri sensi , del nostro ego. Noi siamo Purusha (pura coscienza e beatitudine), la nostra parte spirituale, assoluta. Quando si pratica yoga bisogna mettersi in contatto con quella parte di noi.
Simbolo del distacco nello yoga è rappresentato dal fiore di loto: le sue radici affondano nel fango ma il suo fiore non ne rimane intaccato. Quindi, pur vivendo in un ambiente stagnante e putrido, il fiore di loto mantiene la sua bellezza e purezza.
Prova a fare questo esercizio:
Osserva te stesso mentre sperimenti un’emozione e ti senti coinvolto in una situazione dolorosa.
Semplicemente osservati senza giudicare, senza fare considerazioni.
Osserva il tuo volto.
Osserva i tuoi pensieri.
Ti accorgerai che lentamente le emozioni di rabbia, paura o tristezza si dissolveranno.
Sperimenta il distacco ogni volta che pratichi yoga. Vivi il momento presente e quando sei stabile nell’asana, attraverso il respiro, mettiti in contatto con la parte più spirituale e profonda di te.
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Buona pratica
namasté