Pubblicato il 05 DIC 2016 di SILVIA C. TURRIN
Lo yoga sviluppa l’unione tra mente, corpo e spirito. I benefici di questa ancestrale pratica nata in India sono stati riconosciuti dall’Unesco.
Lo yoga, antica disciplina dell’India, è stato dichiarato Patrimonio orale e immateriale dell’umanità dall’Unesco, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. La decisione è stata adottata all’unanimità il primo dicembre dal Comitato intergovernativo, nel corso della riunione annuale, organizzata quest’anno nella capitale etiope Addis Abeba. I 24 componenti del Comitato hanno adottato questa risoluzione partendo dall’assunto che la filosofia yogica dell’India “ha influito su numerosi aspetti della società di questo Paese, che vanno dalla salute alla medicina, sino all’educazione e alle arti”.
Motivazioni della risoluzione Unesco
La disposizione dell’Unesco sottolinea come lo yoga sviluppi “l’unione della mente, del corpo e dell’anima per migliorare il benessere psichico, fisico e spirituale delle persone”. Inoltre, praticato “a tutte le età, senza discriminazione di sesso, classe o religione, lo yoga associa posizioni, meditazione, respirazione controllata, recitazione di parole e altre tecniche mirate a offrire benefici, ad attenuare i dolori e a consentire di raggiungere uno stato di liberazione”. Nel 2014, l’Onu aveva preso la decisione di dichiarare il 21 giugno di ogni anno “Giornata internazionale dello yoga”.
Lo yoga, una pratica antica
Anche i reperti archeologici dimostrano che lo yoga era praticato sin dai tempi più antichi. © Sutrajournal
L’India è il luogo in cui è nato ufficialmente lo yoga, una disciplina le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Le sue prime manifestazioni si possono rintracciare in un insieme di saperi sviluppati in un’età arcaica, che prendevano in considerazione la totalità dell’uomo. Come sottolineano autorevoli orientalisti (su tutti ricordiamo Stefano Piano, noto studioso di indologia) “lo yoga è una sintesi di una millenaria ricerca condotta da saggi e asceti che hanno trovato la via per giungere all’unificazione profonda del proprio essere”. Il primo documento ufficiale inerente lo yoga è stato composto dal filosofo indiano Patanjali la cui vita rimane avvolta da leggende. Si racconta che sia vissuto tra il 500 e il 200 a.C. La sua opera Aforismi sullo yoga rimane a tutt’oggi il testo di riferimento per quanti si avvicinano e praticano questa disciplina. In questo testo troviamo infatti una serie di insegnamenti (in versi chiamati sutra) che descrivono in maniera chiara e concisa la filosofia dello yoga.
Le differenti vie dello yoga
La pratica yogica ha ottenuto successo in Occidente per la sua versatilità e multidimensionalità. I maestri indiani hanno infatti sviluppato diversi stili. Il sentiero più conosciuto nel mondo occidentale rimane l’Hatha Yoga, che prevede una serie di asana (posture) e tecniche di respirazione. Vi sono poi il Karma Yoga, lo yoga dell’azione disinteressata; il Jnana Yoga, lo yoga della conoscenza e della saggezza; il Bhakti Yoga, lo yoga dello devozione; il Raja Yoga, lo yoga “regale” composto da fasi che conducono all’evoluzione spirituale; il Nada Yoga, lo yoga del suono basato sulla ripetizione di mantra o sillabe sacre.
Sintesi perfetta della spiritualità indiana
Sebbene globalizzazione e materialismo abbiano cambiato il volto dell’antica India, in questo vasto Paese la spiritualità è palpabile in tanti aspetti della vita, a livello sociale e culturale. Lo yoga sintetizza questa spiritualità ancora ai nostri giorni e viene insegnato in tante scuole e centri (ashram). Tuttavia, come in passato, tutti i grandi yogi (ricordiamo fra gli altri Yogananda, Vivekananda e B. K. S. Iyengar) sono stati iniziati e vengono iniziati da un maestro detentore non solo del sapere, ma anche dell’esperienza. Anzi, è l’esperienza il punto di partenza ed è per questo che lo yoga è un cammino di iniziazione: il sapere, sia concettuale, sia pratico, viene trasmesso da maestro a discepolo. E il fine ultimo dello yoga non è quello di avere un corpo perfetto, né di essere in grado di praticare complicatissime posture, bensì è risvegliare la nostra anima e riportare alla luce la nostra natura divina. Nelle parole di Swami Hariharananda Giri (1907-2002): “Possiamo sentire che la nostra esistenza è spirito […] Il corpo e la mente sono solo due forme dello spirito. Lo spirito che si manifesta nella materia continua a essere spirito. […] La tradizione spirituale dell’India c’insegna come comprendere che questo spirito vive in noi”.
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